Dis-connessi (seconda parte)

di Andrea Corsini

(Marzo 2011 - Yoga Italia, num. 72)

Quando si è in contatto con se stessi si sperimenta uno stato di integrazione che genera felicitá, pace, quiete, centratura.

Se c'è sforzo, e quindi sofferenza, non sei allineato neppure ora. Stai lottando per essere in meditazione.

Rilassati, respira, allineati, senti il tuo centro interiore, il tuo valore originario. Collegati con il tuo sole. Accetta ció che è. Non cercare altre cose, non hai alcun vuoto da dover riempire, devi solo permetterti di essere te stesso.

I sintomi di questa sofferenza profonda, che non vuole essere riconosciuta per poter agire indisturbata, sono la stanchezza, la noia, il sentimento di inadeguatezza, il buonismo, l'incapacitá di ascoltare. Allora ci viene la certezza che esistiamo solo se pensiamo, se siamo occupati in qualcosa che crediamo molto importante.

Sono i nostri pensieri che ci rendono vivi? Non dobbiamo essere come un albero che si accontenta di esistere? Attingi alla grande forza che fa fiorire i fiori. Cerca questa forza che non è tua. Questa intelligenza è dentro di te. Lasciala fiorire. Mettiti al servizio di qualcosa di piú grande di te. Sviluppa le qualitá femminili di una donna incinta anche se sei di sesso maschile. Accetta il dono della vita. Mettiti in comunione, in comunicazione. Permetti all'amore di manifestarsi in modo incondizionato. Sentirai la personalitá gemere per lasciar spazio all'essenza. Non resistere alle cose cosí come sono. Arrenditi al presente. O dai o soffri. Apri il pugno, guarda curioso il contenuto della tua mano: un fiore, un seme, una carezza? Osservo che penso quindi sono, che è molto diverso da: esisto solo se penso.

Che cosa sei? Semplicemente te stesso. Non sei un corpo, delle sensazioni, delle emozioni, dei ruoli.

Con un gadget elettronico in mano, non cresce il tuo valore la riflessione la riflessione intrinseco. Devi ri-conoscerti come amore puro. Il silenzio, il vuoto tra due pensieri non è mancanza di idee o di parole. Non è noia. è lo spazio mentale.

La mente razionale non si riconosce nel silenzio, perció sovente la pratica meditativa procura solo sofferenza, noia, nervosismo. Viene presto trascurata. Allineati, vedrai scomparire la fatica, il dolore, non lottare con te stesso, arrenditi alla tua vera natura, quella di un bambino appena nato. Si nasce con la mente vuota: un campo di neve senza orme. Da 0 a 7 anni la mente viene programmata adeguandosi al mondo in cui si vive. Ti insegnano a pensare in un cerco modo che chiaramente dipende dal luogo e dalla nazione in cui sei nato.

Un bantú non porta la bombetta. Un dirigente di banca non indossa il gonnellino di banana. Questa è una differenza d'abito dovuta alle differenze climatiche ma anche il modo di pensare è diverso. Lo vedete un dirigente di banca danzare intorno al fuoco? A meno che non sia un week-end programmato per liberare la natura primordiale dell'uomo occidentale.

Lo stato meditativo, invece, è giá presente ed è incondizionato, lo devi solo riconoscere, lasciar emergere. La meditazione accade. Se ti sembra di non meritare questa stato di integrazione che genera felicitá, pace, quiete, centratura, sicuramente troverai un diversivo, uno strumento elettronico, un impegno, un problema: gli straordinari che non puoi rimandare, un cambiamento di orario che ruba del tempo per te, una persona che è diventata il tuo “nemico” o persone di cui ti sei assunto il karma. Sono questi gli “alibi” che ti impediscono di vivere nella quiete eppure il tuo benessere serve a te ma anche agli altri. Direi che questo è fondamentale e giustifica questa ricerca.

Gli sconnessi sono tanti, anche se non sanno di esserlo, perché non sanno che possono ri-connettersi, nessuno glielo ha mai detto e insegnato. Soprattutto non riconoscono in loro questo stato di disintegrazione interiore. Pensano che sia corretto essere cosí come sono. C'è solo un sintomo che potrebbe metterli sull'avviso: il malessere interiore protratto nel tempo.

Solo pochi lo riconoscono ma subito, adducono varie motivazioni per non dover individuare la causa profonda: la frattura interiore. La separazione e lotta tra personalitá ed essenza.

I messaggi dominanti ti distraggono dal problema e ti indirizzano verso altre cose: riempire i momenti vuoti, seguire le spinte del business che ti provengono dai canali pubblicitari, dedicarsi ad attivitá produttive e competitive. Riempire i silenzi con quelle cuffiette bianche sempre accese.

Li riconosci e ti riconosci quando sei stanco appena alzato: sei in ritardo con i movimenti dell'anima.

Se hai sempre mal di stomaco, c'è qualcosa che non hai digerito. Il tuo modo di vivere? Se provi disagio in maniera continuativa, non stai usando la tua energia nel modo corretto, forse devi rivedere la scala dei tuoi valori. Se ti arrabbi per cose insignificanti, è perché sei arrabbiato con te stesso, capisci che stai sprecando il tuo tempo. Se non dormi di notte, è la tua coscienza che ti rimorde: hai tradito te stesso. Devi fare un'inversione di rotta.

Lo ripeto ancora: per liberare la mente devi poter attingere la tua energia alla fonte originaria che fa ruotare le galassie.

Allora solo lo yoga è salvifico? Non è importante il mezzo, è importante il fine: gli asana, la meditazione, il nuoto, la corsa nella natura sono mezzi, la connessione è il fine. Questo fine dev'essere molto chiaro, ma non solo intellettualmente.

Devi aver avuto almeno un'esperienza anche solo di pochi secondi di questo allineamento, di questa connessione, in pratica dello stato di yoga. Che cosa hai provato, come vedevi il mondo, che sensazione avevi di te stesso e degli altri intorno a te, quando ti sentivi connesso con te stesso? Se non hai ancora avuto questa esperienza, insisti con la pratica meditativa. Non devi accontentarti di un misticismo indistinto e vago, o di un ottimismo di facciata. Quando vedrai la tua attitudine verso la vita cambiare, è perché sei sulla strada giusta. Se sei in contatto con te stesso per essere, non devi recitare nessun personaggio: famoso, colto, di successo, originale, buonista, devi solo manifestare quello che sei.

Forse ti sembrerá di cominciare a volare nel cielo libero come un gabbiano. Molla la presa e apri le ali, il vento ti sosterrá. Spero di essere stato esauriente: in ogni caso lascio la parola a Eckhart Tolle che sintetizza l'esperienza di connessione in modo inequivocabile: “quando perdete il contatto con la quiete interiore, perdete il contatto con voi stessi, quando perdete il contatto con voi stessi vi perdete nel mondo. Voi siete quella consapevolezza camuffata da persona. Il risveglio spirituale è il risveglio dal sogno del pensiero. Quando vi arrendete a ció che è e per questo diventate totalmente presenti, il passato smette di avere qualsiasi potere. Il regno dell'Essere, che era stato oscurato dalla mente, allora si schiude. E d'improvviso una grande quiete si fa spazio in te, un senso di pace al di lá della comprensione. Ed in quella pace vi è una grande gioia, ed in quella gioia vi è amore. Nel profondo nucleo vi è il sacro, l'insondabile. Quello che non puó essere nominato”.



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